I percorsi e la religione
I sentieri, le vie ed i percorsi
rappresentano forse una delle più antiche testimonianze della presenza dell'uomo sul territorio del Parco e delle sue attività.
Ricerche storiche hanno permesso in anni passati di ricostruire alcuni dei tracciati delle più importanti vie di comunicazione
già presenti in epoca pre - romana, quando il paesaggio del Parco era molto diverso dall'attuale.
Le testimonianze di maggior interesse si trovano nel Comune di Montevecchia, con un discreto numero di tracciati in buono stato
di conservazione che si dipartono dalla sommità della collina a raggiungere diverse località alle sue pendici.
In particolare, il sentiero Oliva, sembra essere l'originaria via di salita alla sommità del colle di Montevecchia, mentre
nell' ambito di questo progetto è stato recuperato un antico sentiero che collegava, prima della costruzione dell'attuale strada,
le cascine Gaidana e Valfredda, nella Valle del Curone.
Il "Sentiero dei Morti", tra la C.na Trecate e Marasso, nella zona pianeggiante del Parco, racconta una curiosa
storia della tradizione rurale che è stata oggetto di una ricerca ("Alla scoperta del Trecate") dei bambini e delle
maestre della scuola elementare di Osnago coadiuvati dall'educatrice ambientale del Parco.
Ai crocicchi delle vie e dei sentieri
sono ancora oggi presenti molte edicole votive, opere spesso di ignoti artisti - viandanti che,
in cambio del loro lavoro, chiedevano ospitalità e cibo presso le corti.
Le edicole votive rappresentano poi dei veri e propri punti di riferimento geografico nel paesaggio del Parco. Sono infatti ubicate perlopiù agli incroci di strade e sentieri, e grazie ai lumini devozionali che venivano mantenuti sempre accesi e facevano da guida per i viandanti a bivi ed incroci, soprattutto di notte.
Altre testimonianze religiose rinvenibili sul territorio sono quelle legate alle epidemie di peste
che colpirono la zona nel Seicento.
In alcuni comuni della Brianza la popolazione fu letteralmente sterminata e si assistette a gravi
crisi anche nelle produzioni agricole che portarono, oltre al diffondersi delle epidemie, anche al
propagarsi di vere e proprie carestie.
I segni di questo terribile periodo sono ancora oggi ben presenti, sia nei manufatti eretti all'epoca
a ricordo della pestilenza, sia nella toponomastica locale.
In Valle Santa Croce è tuttora presente una croce in pietra eretta a ricordo dei morti della peste.
Queste testimonianze, presenti soprattutto nel territorio di Missaglia, identificavano probabilmente
le fosse comuni (i tumbon) in cui i morti della peste venivano seppelliti e invocavano la clemenza
divina affinché risparmiasse altre morti.
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